In fuga da Londra sembra il titolo di un film, ma in realtà è quello che sta avvenendo nella City con la fuga di tanti italiani. E’ un fenomeno che mi capita anche di “toccare con mano”: proprio qualche giorno fa in pausa dopo una sessione di interpretariato per un noto studio legale, ho scoperto che uno dei camerieri italiani che mi serviva un ottimo cappuccino italiano è tornato in Italia. Ma cosa sta avvenendo?
Per anni, migliaia di giovani hanno fatto le valigie, spinti dal sogno di un futuro migliore, dirigendosi verso il Regno Unito. Londra, soprattutto, ha rappresentato una sorta di New York europea per molti italiani nel decennio del 2010, offrendo un “sogno americano” più accessibile, grazie a un semplice volo Ryanair. Questi giovani avventurieri, spesso partiti con limitate conoscenze linguistiche e senza piani definiti, cercavano principalmente di vivere un’esperienza di vita. Tuttavia, la recente Brexit ha drasticamente cambiato questa realtà, introducendo rigide regolamentazioni che hanno costretto molti a riconsiderare i loro piani.
Le nuove normative sulla migrazione richiedono ora un salario minimo di 38.700 sterline per ottenere un visto di lavoro, un aumento significativo rispetto al precedente limite di 26.000 sterline. Questa soglia è ben al di sopra dello stipendio medio dei camerieri a Londra, che secondo Glassdoor ammontava a circa 28.000 sterline nel 2024.
La situazione sta diventando insostenibile per molti, spingendo tanti italiani a considerare seriamente l’idea di lasciare il Regno Unito: nonostante il legame emotivo con Londra, descritta come una “seconda casa”, il costo della vita crescente e le opportunità ridotte stanno spingendo gli italiani a cercare alternative.
Anche i ristoratori risentono di questa situazione, dovendo fronteggiare la possibile partenza di membri dello staff presenti da anni. Se la situazione non cambierà, la capacità di ricreare l’atmosfera autenticamente italiana, tanto apprezzata a Londra, rischia di diventare un ricordo del passato!