Avatar o testimonial
Robert De Niro è stato testimonial di numerose campagne: dallo spot pubblicitario per Warburtons, una famosa azienda britannica produttrice di pane ad American Express; da Samsonite, il noto marchio di bagagli e articoli da viaggio all’Audi, fino alla British Airways, con uno spot che sottolineava il comfort e la qualità del servizio di volo della compagnia aerea. Similmente Julia Roberts ha sfruttato la sua popolarità per diventare il volto di Lancôme, di Givenchy o come testimonial di Calzedonia e del marchio Toyota.
Immaginiamo ora un universo digitale in cui Julia Roberts e Robert De Niro si trasformano in avatar:
Julia, un’icona del sorriso, si ritrova con denti digitali scintillanti, un riverbero quasi alieno. La sua voce, famosa per il tono caldo e accogliente, ora sembra provenire da un regno elettronico, perdendo il tocco di umanità che ha sempre caratterizzato la sua presenza.
Rober De Niro, invece, con quegli occhi penetranti, sembra più un personaggio dei fumetti che l’attore serio che conosciamo. L’essenza del suo talento, le sfumature emozionali che rendono i suoi personaggi indimenticabili, sembra essersi dissolta nel mondo digitale, sostituita da una versione caricaturale.
Questi avatar digitali, lontani dai volti autentici dei loro interpreti, portano con sé una sensazione quasi caricaturale. La loro presenza, anziché coinvolgente, risulta essere una versione distorta, come se il tocco magico delle loro performance fosse andato perduto nella trasformazione digitale.
Una metamorfosi, lontana dalla magia delle pellicole, che si rivela essere più bizzarra che autentica. Oggi direi che preferiamo l’autenticità della pellicola all’iperrealismo dei bit!