La lingua madre è la lingua del cuore, delle emozioni e degli affetti primari. La lingua madre è la ‘prima’ lingua che non ostacola i successivi apprendimenti ma, al contrario, apre a nuovi linguaggi.
Ma perché dal 1999 ogni 21 febbraio si celebra nel mondo il valore della lingua madre e la ricchezza del multilinguismo?
La data è collegata a un evento avvenuto nel 1952: l’uccisione da parte delle forze di polizia pakistane di alcuni studenti dell’Università di Dacca che rivendicavano il bengalese quale lingua ufficiale.
Il 16 maggio 2007 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con una Risoluzione invitò gli Stati Membri a “promuovere la conservazione e la salvaguardia di tutte le lingue usate dalle popolazioni del mondo” e nella stessa Risoluzione ha proclamato il 2008 come Anno Internazionale delle Lingue per promuovere l’unità nella diversità e la comprensione universale attraverso il poliglottismo e il multiculturalismo.
Un aneddoto interessante da correlare a questa giornata internazionale riguarda la città di Roma. Nel parco Rabin, al confine tra i quartieri Parioli e Trieste, si trova un monumento dedicato alla Lingua Madre. Si tratta di una replica del Monumento Centrale alla Lingua Madre (Shaheed Minar) situato a Dhaka, in Bangladesh, ed è dedicato idealmente a tutti i martiri di quel Paese il cui sacrificio ha permesso di costituire uno stato separato nel 1971 e in particolare a coloro che nel 1952 morirono per difendere la propria lingua madre, il Bangla.
Dal 2011 vi si tiene una cerimonia ufficiale commemorativa, organizzata dall’Ambasciata del Bangladesh.
Si tratta di un piccolo evento ma con un valore estremamente importante, soprattutto se parafrasiamo Nelson Mandela che sosteneva: “Parlare a qualcuno in una lingua che comprende consente di raggiungere il suo cervello. Parlargli nella sua lingua madre significa raggiungere il suo cuore“.