La prima descrizione del disturbo autistico risale al 1943. Tale tipologia di disturbi comprende anche la sindrome di Asperger, che è caratterizzata da difficoltà nell’interazione, nella comunicazione sociale e da interessi e attività limitati e ripetitivi.
Attualmente, la prevalenza del disturbo è stimata essere circa 1 su 54 tra i bambini di 8 anni negli Stati Uniti, 1 su 160 in Danimarca e in Svezia, 1 su 86 in Gran Bretagna. In Italia, 1 bambino su 77 (età 7-9 anni), con una prevalenza maggiore nei maschi.
Si tratta dunque di un fenomeno complesso, come è emerso durante l’attività di formazione, sponsorizzata da una nota casa farmaceutica, che ho gestito con la mia attività di interpretariato simultaneo inglese italiano , svolta da remoto sulla piattaforma RSI (Remote Simultaneous Interpreting) Interprefy.
Oggi, a differenza del passato, c’è una capacità più strutturata di diagnosticare le forme di autismo in modo più puntuale, grazie anche a strumenti come l’ADI-R – un’intervista ad ampio raggio finalizzata ad ottenere informazioni, rivolta ai genitori o agli educatori di soggetti dalla prima infanzia all’età adulta, con un’età mentale al di sopra dei 2 anni.
Negli anni passati è stato particolarmente significativo il ruolo del cinema nella attività di sensibilizzazione, come nei casi delle interpretazioni di Dustin Hoffman in “Rain Man” e di Sean Penn in “Mi chiamo Sam”.
Oggi, invece, è assolutamente necessario perseverare nelle attività di ricerca, disseminazione e formazione, sfruttando al meglio le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dalle possibilità di far circolare il sapere e le conoscenze.