Dal 20 novembre non vedremo nelle nostre città i tifosi indossare le sciarpe e le magliette dei propri club e dirigersi verso gli stadi. Le strade di Monaco, Londra, Parigi, Liverpool, Madrid, Francoforte, non saranno calpestate dai passi dei tifosi che attendono un derby o una partita del proprio campionato, ma resteranno in rigoroso silenzio quando le proprie nazionali giocheranno e saranno tutte unite il 18 dicembre dinanzi all’evento mediatico della finale (durante la precedente edizione in Russia, la finale Francia-Croazia è stata vista in diretta da 1,12 miliardi di spettatori in tutto il mondo).
Tuttavia questa è un’edizione davvero singolare. Partiamo dalla location. Il Qatar è classificato come il paese più ricco del mondo, grazie al gas naturale e al petrolio, ed è stato caratterizzato da una crescita esponenziale negli ultimi decenni. Nel 1982, quando Dino Zoff alzava la Coppa del Mondo sotto il cielo di Madrid, questo stato era poco più che un deserto.
Il Qatar è l’unico Stato che celebra una giornata di festa nazionale dedicata allo sport, per promuovere stili di vita sani, sperimentare sessioni di allenamento e gare gratuite ed è un paese orientato alla crescita e all’innovazione: la Qatar Tourism Strategy ha fissato l’obiettivo di attirare oltre sei milioni di visitatori internazionali all’anno entro il 2030, facendo del Qatar la destinazione in più rapida crescita del Medio Oriente; il 3-2-1 Qatar Olympic and Sports Museum 2-1, inaugurato lo scorso marzo, è un museo dedicato allo sport fra i più innovativi al mondo. Si trova nello stesso complesso del Khalifa Stadiumed: è un museo interattivo, con pannelli touch screen che illustrano la storia dagli inizi per ogni sport conosciuto: tra i cimeli, la maglia di Maradona, i guanti di Zoff e le sciarpe di tutte le squadre partecipanti ai mondiali di quest’anno.
Alle luci si sovrappongono tuttavia anche ombre e polemiche: a meno di due settimane dall’inizio della Coppa del Mondo, l’ex presidente della FIFA Sepp Blatter ha ammesso che è stato un errore l’assegnazione del mondiale al Qatar, in quanto stato “troppo piccolo” per un torneo di simili dimensioni; la nazionale australiana ha apertamente criticato l’emirato in materia di mancato rispetto dei diritti umani, in linea con denunce già espresse da più parti; durante la competizione calcistica, i capitani di diverse nazioni europee, tra cui anche quello dell’Inghilterra, indosseranno bracciali arcobaleno e il messaggio “One Love” come parte della Coppa del Mondo di una campagna LGBT contro la discriminazione.
In attesa di conoscere in quale lingua si esulterà per la vittoria dei mondiali 2022, sfoglio il mio album dei ricordi, e ritrovo le foto di due campioni del mondo della notte magica di Berlino con i quali ho avuto il piacere di lavorare. Sto parlando di Andrea Pirlo e Francesco Totti, due protagonisti di quella straordinaria esperienza di un’estate di 16 anni fa. Due ambasciatori dello sport made in Italy che, come tutti noi italiani, vivranno da spettatori imparziali gli insoliti mondali invernali di calcio.