Londra aspira a diventare un centro di regolamentazione e sperimentazione per l’intelligenza artificiale (IA): questo è quanto emerso nel corso dell’’AI Safety Summit, nell’affascinante scenario di Bletchley Park, culla della crittografia britannica durante la Seconda Guerra Mondiale.
Con la conclusione del vertice britannico sull’intelligenza artificiale (IA) è stato siglato quello che è stato definito un “traguardo epocale”.
Qual è questo storico risultato? E perché l’IA nel Regno Unito “parla la nostra lingua”?
Con la firma della “Bletchley Declaration” gli sviluppatori leader nel campo dell’IA hanno concordato di collaborare con i governi per testare i cosiddetti modelli di frontiera prima del loro rilascio, con l’obiettivo di gestire i rischi di una tecnologia in rapido sviluppo. L’evento infatti ha sottolineato i rischi di un’IA non regolamentata, ma anche le potenzialità di un’appropriata regolamentazione.
Ma tale sviluppo passa anche dai talenti “made in Italy”.
Rossella Arcucci dell’Imperial College, ad esempio, si dedica all’uso dell’IA per affrontare emergenze, predire fenomeni meteorologici estremi e mitigare impatti su territori e popolazioni.
Angelo Cangelosi docente di Robotica e IA a Manchester, mira ad addestrare i robot secondo principi etici, mentre Sara Bernardini, esperta di IA e sistemi autonomi, applica l’IA in ambienti estremi, come l’esplorazione di cave ferroviarie con droni a forma di fiore per valutarne la sicurezza.
L’intersezione tra regolamentazione e innovazione nell’IA promette prospettive interessanti per il futuro, che sarà caratterizzato da strade molteplici e complesse, anche con il marchio di fabbrica del made in Italy!