Ad agosto le drammatiche vicende dell’Afghanistan hanno creato un diffuso senso di frustrazione, smarrimento e ovviamente di solidarietà con il popolo afgano che, dopo 20 anni, si ritrova nuovamente privato delle libertà fondamentali.
Con i colleghi del settore ci siamo mobilitati per aiutare gli interpreti a lasciare il paese. In Italia, ad esempio, il Ministero della Difesa e la Farnesina hanno messo in messo in piedi il piano denominato “Operazione Aquila” che ha riportato in Italia le decine di interpreti (e le loro famiglie) che in quasi 20 anni hanno collaborato con i militari e con l’ambasciata italiana in Afghanistan.
In numerose occasioni mi sono occupata di tradurre i servizi delle ONG presenti anche in Afghanistan, come Emergency, Save The Children e Medici senza Frontiere e non posso non ricordare Gino Strada, l’uomo che ha dedicato la propria vita alla cura dei più deboli, l’uomo che ripeteva continuamente: “i pazienti vengono sempre prima di tutto”.