Amazon con 18.000 licenziamenti, Alphabet con 12.000, Meta con 11.000, Salesforce con quasi 8.000, Twitter con 4.000, IBM con altri 3.900, SAP con 3.000 e persino Spotify che ha comunicato l’imminente licenziamento di 600 dipendenti, fino al recentissimo annuncio di PayPal, che taglierà il 7% della propria forza lavoro.
Secondo quanto riportato da Crunchbase, quest’anno in tutto il Big tech Usa si sono registrati 2.000 posti di lavoro in meno ogni giorno di gennaio e dall’inizio del 2022 il numero sale a oltre 214.000 persone!
In realtà i fattori che lasciano intravedere un periodo buio per il settore tech e più in generale per il digitale, devono essere analizzati in modo più critico. Se da un lato la principale motivazione comunicata ufficialmente fa riferimento al complesso scenario macroeconomico, è opportuno evidenziare che una delle principali cause si può ricondurre alla fase incrementale di assunzioni nell’ultimo triennio, poco sostenibile in qualsiasi settore.
Non è un caso infatti che i licenziamenti di Amazon, Meta e Google (Alphabet) sono (anche)da correlare agli incrementi di personale dell’ultimo triennio, con valori pari al 100%, 94% e 57% per le 3 big tech, mentre Apple – che ha adottato una strategia di sviluppo più contenuta (+20% di assunzioni nel triennio) – è l’unica big tech a non aver programmato licenziamenti.
In uno scenario da terremoto, come il titolo del mio articolo, si devono comunque evidenziare anche le opportunità e le prospettive per i lavoratori del settore tech, soprattutto negli USA: l’US Department for Veterans Affairs ha lanciato una azione di recruitment per 1.500 profili tech; la banca JP Morgan assumerà migliaia di ingegneri del software a livello globale e, infine, il fondo di investimento per startup Day One Ventures, ha lanciato a San Francisco una iniziativa per finanziare le startup fondate da persone licenziate dalle grandi società tecnologiche.
Dopo un mese terribile, scrutiamo orizzonti di nuove opportunità per i professionisti del tech e dell’innovazione!