In Italia in politica negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una “insolita” ascesa di leader femminili. Fino a settembre dell’anno scorso i ruoli istituzionali più prestigiosi erano stati ricoperti in circa 80 anni di storia repubblicana da 3 donne alla Presidenza della Camera dei Deputati (Nilde Jotti, Irene Pivetti e Laura Boldrini) e da una sola donna alla Presidenza del Senato. In attesa di un Presidente della Repubblica di genere femminile (avevo scritto un articolo circa un anno fa), possiamo almeno riscontrare la presenza della prima donna Premier e dl primo segretario donna del partito Democratico.
E’ evidente che per colmare quel gap ancora presente, sono necessari interventi specifici che iniziano ad assumere una forma che fa ben sperare per il futuro. Non parlerò dunque di donne di successo, ma di iniziative che hanno una visione prospettica di valore.
La prima riguarda il comune di Milano, che ha avviato il primo progetto di empowerment femminile per creare una rete tra donne che hanno raggiunto posizioni apicali nel lavoro e giovani tra i 16 e 30 anni per far acquisire loro maggiore consapevolezza sul proprio talento. Al progetto hanno aderito gratuitamente 267 professioniste donne: tra queste Emma Marcegaglia, imprenditrice ed ex presidente di Confindustria, la vicedirettrice del Corriere della Sera e la stilista Alberta Ferretti, solo per citare alcune delle donne protagoniste del progetto del capoluogo lombardo.
L’altra iniziativa riguarda invece il Sistema di certificazione della parità di genere alle imprese, che ha l’obiettivo di favorire l’adozione di politiche per la parità di genere e per l’empowerment femminile a livello aziendale e quindi di migliorare la possibilità per le donne di accedere al mercato del lavoro, di leadership e di armonizzazione dei tempi vita. Al rilascio della certificazione provvedono gli organismi di certificazione accreditati che operano sulla base della prassi UNI/PdR 125:2022: ad oggi 21 organismi di certificazione e 203 certificazioni rilasciate.
Cosa ci aspettiamo per il futuro delle donne? Che questi numeri possano aumentare. Che le 267 professioniste diventino migliaia e…. magari non solo a Milano. Che le certificazioni rilasciate siano oggetto di un effetto moltiplicatore. Che il 50-50, almeno in termini di opportunità, sia finalmente raggiunto!