A fine settembre a Torino si è tenuta la Italian Tech Week, un evento di due giornate organizzato da Riccardo Luna per mostrare il meglio della tecnologia italiana, descrivere il suo impatto nella vita quotidiana, far comprendere la forza dell’economia che essa genera e parlare con i principali innovatori della scena italiana e internazionale.
L’ospite per eccellenza è stato quello che possiamo definire “la rockstar dell’innovazione”. Non in presenza, ma in diretta dal Texas, Elon Musk ha catturato l’attenzione della platea e ha monopolizzato per settimane i contenuti delle rubriche sull’innovazione delle principali testate giornalistiche nazionali.
Ma la cosa che mi ha più colpito nel post evento è stato un post (scusate il bisticcio di parole) di un brillante startupper italiano, Nicolò Santin, founder di Gamindo (startup accelerata da Techitalia Lab London). Nicolò ha scritto sull’evento: “Vivatech a Parigi è in inglese, WebSummit a Lisbona è in inglese, StartupGrind a San Francisco è ovviamente in inglese. E noi? Noi continuiamo con l’italiano. La mia opinione, condivisibile o meno, è che si debba iniziare a parlare in inglese sui palchi di questi eventi. Solo così potremo attirare in Italia degli speaker, del pubblico e soprattutto dei media a livello internazionale. Dobbiamo pensare globale”.
Che dire? Condivido pienamente e ritengo che la soluzione possa essere molto semplice attraverso un servizio di traduzione simultanea, per coniugare la dimensione internazionale con un approccio inclusivo per tutti i partecipanti.