Sveglia. Doccia. Colazione. Mi vesto. Pochi passi e sono in ufficio. I gesti quotidiani dettano i tempi della mia giornata lavorativa. ON e OFF. Credenziali di accesso per le procedure di autenticazione. Whatsapp per i messaggi con i membri del team. Meet, Zoom per le video call. Whatsapp per le chat di gruppo. Skype per una call informale. Kudo, Voice Boxer, Interprefy e altre piattaforme per il Remote Simultaneous Interpreting. Inizia la sessione di interpretariato remoto. Termina. Dopo due ore un messaggio di congratulazioni su Whatsapp.
Sveglia. Doccia. Colazione. Stupore ed emozioni. Ogni 15 secondi interpello Alexa per essere aggiornata sull’orario. Sono pronta. Anzi no. Controllo la mia valigia almeno 16 volte. Esco fuori casa. Ho la sensazione di aver varcato un confine. Arriva il taxi. Nel tragitto da casa all’aeroporto chiacchieriamo in modo insolito. Fuori dal finestrino paesaggi noti, che sembrano intrappolati in un deja vu. Aeroporto. Check in. Decollo e atterraggio, come se andassi su Marte. Arrivo a Basilea. Tappa veloce in hotel per cambiarmi e poi Palazzo dei Congressi. Inizia la sessione di interpretariato. Mi do il cambio con il mio collega. Tocca nuovamente a me. Termina la conferenza. Con i colleghi commentiamo il nostro lavoro. Arriva la referente del progetto che si congratula. I nostri sorrisi si notano anche se coperti da una mascherina.
Nonostante tutto, è stata una normale giornata di lavoro.