Gli esponenti del Vaticano raramente appaiono in un’aula di tribunale, ma quando accade, si tratta di casi che segnano la storia, come quelli del Banco Ambrosiano negli anni Ottanta, del rapimento di Emanuela Orlandi o “Vatileaks” del 2010, che vide alcuni esponenti della Curia chiamati a testimoniare, in relazione alle indagini su come alcuni documenti riservati furono trafugati e divulgati.
Questi rari episodi sono momenti in cui la Chiesa si trova a interagire direttamente con il sistema giudiziario di altri stati, rendendo necessaria la presenza di un interprete, capace di gestire la complessità e la sensibilità di tali situazioni. Nel 2024 ho avuto l’opportunità di essere coinvolta in uno di questi rari e delicati momenti storici.
Tra giugno e luglio, anche se l’intensa attività di studio e preparazione ha avuto inizio molto prima, ho lavorato come interprete nel processo che ha visto Monsignor Edgar Peña Parra, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato del Vaticano, comparire come testimone in un procedimento civile contro la Santa Sede.
Questo incarico ha richiesto un impegno straordinario, poiché ho dovuto studiare in modo approfondito tutta la documentazione legale e prepararmi per supportare Monsignor Peña Parra in un contesto estremamente complesso. Il processo, iniziato il 24 giugno a Londra, è stato intentato dal finanziere Raffaele Mincione, già condannato in primo grado dal Tribunale vaticano per riciclaggio, appropriazione indebita e corruzione, in relazione alla compravendita di un immobile a Sloane Avenue.
Durante le udienze di luglio, in un’aula di tribunale che ha visto la presenza dei media di tutto il mondo, il mio ruolo è stato quello di garantire una comunicazione precisa e chiara tra le parti. Monsignor Peña Parra, testimone unico a nome della Santa Sede, ha fornito una testimonianza fondamentale, descrivendo l’operazione finanziaria come una “truffa” ai danni del Vaticano.
Partecipare a questo processo come interprete ha rappresentato una sfida professionale e personale di grande impatto. Oltre alle competenze linguistiche, ho dovuto esercitare una profonda comprensione del contesto legale e culturale, per gestire al meglio l’intensità di un processo di tale portata. Questo incarico, unico nel suo genere, mi ha resa allo stesso tempo testimone e mediatrice in un momento di importanza storica e diplomatica!